💥 Avete sentito? Avete sentito la manifestazione del 12 dicembre? La manifestazione indetta da Landini. Il dato che circola è un’adesione al 68%.
E qui, per un attimo, sorge spontanea la domanda, quasi provocatoria: se il 68% è davvero d’accordo con il segretario della CGIL, allora il Governo dovrebbe ascoltare Maurizio Landini, no?
No. E qui sta il trucco, l’ennesima dimostrazione di come una certa parte politica, e il sindacato che la spalleggia, usi la matematica un po’ come vuole, piegandola ai propri scopi senza badare alla realtà. O non l’hanno studiata, o la usano con una furbizia che insulta l’intelligenza degli italiani.
Quando parlano di 68%, è vero, c’è stata un’adesione del 68%. Ma di chi? Non degli italiani, non dei lavoratori, ma dei soli iscritti della CGIL.

Insomma, il solito trucchetto da quattro soldi del capo sindacale. Circa il 68% degli iscritti CGIL, tra cui, non dimentichiamolo, una larga fetta di pensionati che col lavoro e gli scioperi non hanno più nulla a che fare, hanno aderito alla mobilitazione.
Quelli non sono gli italiani. Non rappresentano l’Italia produttiva. Rappresentano la CGIL. E allora, caro Landini, abbi il coraggio di dire le cose per intero. Pensavi davvero che nessuno se ne fosse accorto? Che la gente non sapesse distinguere?
Il risultato, al di là dei proclami, è stato un clamoroso “accapporetto.”
Il 12 dicembre, come era prevedibile per chiunque avesse un minimo di senso della realtà, si è trasformato in un fallimento totale.
Guardiamo i numeri, quelli veri, quelli pietosi.
Nel pubblico impiego, l’adesione allo sciopero si è fermata al 4,4%. Praticamente i voti che prende il Movimento 5 Stelle quando si va alle regionali, o poco più.
Nel settore scuola, le adesioni sono state ancora più basse, al 3,8%. Cioè, la metà degli iscritti alla CGIL ha preferito restare al proprio posto. Li ha mollati anche la base più fedele.
Il dato sulla partecipazione complessiva tra i lavoratori è stato inferiore al 5%. Nei trasporti, il servizio è stato garantito al 90%.
Il grande “flop.” Chiamiamolo col suo nome: una grandissima figuraccia. La giornata di mobilitazione contro la manovra del Governo Meloni si è trasformata in un fallimento annunciato.
Landini, ma tu mi fai una manifestazione il 12 dicembre, quando la gente finalmente prende la tredicesima e ha voglia di uscire con un po’ più di soldi in tasca per le spese? Era una cosa persa in partenza, uno sbaglio degno della terza media.
A pensare che neanche la UIL e la CISL, gli altri grandi sindacati, hanno partecipato. Era palese che non avrebbero partecipato. Era una minchiata organizzativa e strategica. E, aggiungiamo, era la cinquantesima mobilitazione inutile del genere.
I numeri sono pietosi. I lavoratori mollano la CGIL e se ne stanno al lavoro. Ma che senso ha, bruciare 54 giorni all’anno, ragazzi? Due mesi quasi di lavoro, due stipendi che partono, perché lo sciopero non è retribuito.
Landini era convinto che magari avrebbe destabilizzato il Governo. L’unica cosa che sta destabilizzando è la CGIL stessa, che ha perso 40.000 iscritti l’anno scorso. Anche quest’anno, continuerà la diaspora. Presto Landini rimarrà con la sua cerchia ristretta, trasformando il primo sindacato italiano nell’ultimo.
Il solito trucchetto del 68% era un tentativo disperato di mascherare una realtà bruciante. Quel dato è riferito ai soli iscritti CGIL, tra cui, ripetiamo, i pensionati che con lo sciopero non rischiano nulla.
Caro Landini, bisogna raccontare la verità alle persone, non minchiate del genere. Le piazze viste ai telegiornali erano più vuote di una sala del PD dopo l’annuncio delle elezioni. Una festa di paese nel più piccolo comune italiano raccoglie più persone di quante ne ho viste nelle piazze ieri.
Il record negativo si è toccato nel settore della scuola, con un’adesione nazionale del 3,86%, tra le più basse registrate negli ultimi tre anni.
Il Ministro della Funzione Pubblica, Zangrillo, ha certificato il flop, dichiarando che il dato dimostra che si trattava solo ed esclusivamente di una manifestazione politica, decisa per sfidare un Governo che, al contrario, stava rispettando gli obiettivi che si era prefisso.
Per dare un tocco di vivacità al suo corteo principale a Firenze, Landini ha dovuto portare in piazza un po’ di volti della sinistra, i soliti noti. Personaggi politici come la vicepresidente della Giunta regionale, Mia Diop, la nuova leader della sinistra radicale, Antonella Bundu, e il professore Tomaso Montanari, insieme a Eugenio Giani e Sara Funaro.
Eccoli lì. La passerella del politically correct, tutto il contrario di quello che la maggior parte degli italiani vorrebbe vedere.
Nelle piazze italiane, per lo sciopero che avrebbe dovuto far tremare il Governo Meloni, sono scesi poco più di 500.000 lavoratori su 24 milioni.
Matteo Salvini ha fatto visita, per due volte, alla centrale operativa di Ferrovie dello Stato. L’Alta Velocità ha confermato il 90% delle offerte. Questo, ha detto Salvini, è il segno che i lavoratori hanno premiato l’impegno dell’azienda e del Governo, che ha da poco rinnovato i contratti. Che senso ha fare una manifestazione se il Governo mi ha dato più soldi, mentre il PD non me li dava?
L’unico danno causato da Maurizio Landini è nei confronti degli italiani che, nonostante la scarsa adesione, sono stati messi in difficoltà per l’ennesima volta.
Quando capirà Landini che questo è un sistema che non funziona e che ha rotto le scatole?
Ora Landini, disarmato, come un generale senza truppe, cerca di spostare l’attenzione dalla manovra (il motivo ufficiale dello sciopero) alla giustizia. Dice che c’è un ultimo tema su cui si impegneranno: il referendum sulla giustizia.
“Noi, insieme a tante altre associazioni, nei prossimi giorni arriveremo alla costituzione di un comitato ampio che chiede alle persone di andare a votare, che chiede alle persone di respingere questa riforma.”
E poi prova a incendiare il clima, con un tono di sfida che suona patetico, dicendo: “Loro fanno bene ad avere qualche timore, avere qualche paura, perché non ci fermeranno.”
Landini, nessuno ti vuole fermare. Continua a fare quello che stai facendo, che lo stai facendo benissimo… tutto a favore della destra.
Se ne sono accorti tutti. Tranne, forse, tu e la tua amica Schlein e il tuo amico Giuseppe Conte.
Quando una barzelletta la racconti una volta fa ridere. Quando la racconti due volte, ridacchiano. Alla terza, hanno rotto i coglioni. Questo è il punto. Ogni venerdì la stessa cosa.
La gente non è interessata a queste pagliacciate. La gente vuole portarsi a casa il salario, il cibo, pagare la bolletta, pagare la rata della macchina, pagare il mutuo della casa. E già i soldi sono pochi. E tu gli togli pure 54 giorni all’anno con questi scioperi inutili. Cosa ti aspetti? Che sarebbe durata all’infinito?
Landini volevi destabilizzare il Governo. L’unica cosa che si è destabilizzata è la CGIL stessa e l’intero campo largo farà pietà.
La delusione degli italiani non è politica; è rabbia fredda per la mancanza di empatia e priorità. E mentre le immagini degli scioperi falliti diventano virali, resta sospesa una domanda ostinata: se davvero esiste quel frammento di audio – quel sussurro di cui tutti parlano ma che nessuno mostra – cosa rivelerebbe sulla reale strategia di Landini?
⚠️IMPORTANTE – RECLAMI⚠️ Se desideri che i contenuti vengano rimossi, invia un’e-mail con il motivo a:[email protected] Avvertenza. I video potrebbero contenere informazioni che non devono essere considerate fatti assoluti, ma teorie, supposizioni, voci e informazioni trovate online. Questi contenuti potrebbero includere voci, pettegolezzi, esagerazioni o informazioni inaccurate. Gli spettatori sono invitati a effettuare le proprie ricerche prima di formulare un’opinione. I contenuti potrebbero essere soggettivi.
News
“È TUTTO UN BLUFF!” TRAVAGLIO ALZA IL VELO: IL SECONDO CHE CAMBIA LA NOTTE DI SCHLEIN. Non è un’opinione, è un racconto che scatta come una trappola. Travaglio avanza lento, inchioda i tempi, incastra le versioni. Poi indica un punto solo: la prova che doveva esserci… e non c’è. Lo studio si raffredda. Schlein resta immobile, gli sguardi si cercano, le parole si fermano. Travaglio insiste, torna su quel passaggio mancante, lo ripete, lo stringe. Non accusa: insinua. E l’insinuazione fa più rumore di un attacco. I social esplodono per quel buco nel racconto, per l’idea che tutto regga finché nessuno chiede quel documento. Un bluff, appunto: funziona finché non lo chiami. La tensione sale perché il tempo passa e la prova non arriva. E quando sembra finita, Travaglio chiude con una frase che gela lo studio: “Se esiste, domani lo vedremo.” Silenzio. Fine. O inizio.
🔥 Siete pronti a scoprire la verità che nessuno osa raccontare? Un terremoto politico sta scuotendo le fondamenta del Partito…
SCIOPERO GENERALE DI LANDINI – COLPO FRONTALE AL GOVERNO MELONI: IL PIANO DI LANDINI E IL FILE CHE POTREBBE CAMBIARE TUTTO. Non è solo uno sciopero. È una mossa studiata, un affondo diretto che punta a spostare l’attenzione del Paese. Nei corridoi si sussurra di una regia preparata da tempo, di tempi calcolati al millimetro, di una narrazione pronta a esplodere proprio ora. Mentre le piazze si accendono, emerge un dettaglio inquietante: una traccia, un file, un frammento che circola sottovoce e promette di rivelare ciò che finora è rimasto nell’ombra. Non accuse urlate, ma una crepa che si allarga. L’obiettivo? Distrarre, coprire, guadagnare spazio. Ma ogni piano ha un punto di rottura. E se quel frammento fosse autentico? Se dicesse più di quanto convenga? La posta è altissima: o il colpo riesce, o tutto si ritorce contro. La risposta è lì, in quel leak che tutti cercano e nessuno mostra.
💥 C’è una storia che inizia sempre allo stesso modo: un microfono acceso, parole grosse, toni drammatici e la promessa…
CLAMOROSO! LA NAVE DI CASARINI DISSEQUESTRATA: IL DETTAGLIO CHE METTE LE TOGHE SOTTO PRESSIONE. La decisione arriva come un fulmine: il sequestro cade e la nave torna libera. Un atto che ribalta la scena e accende lo scontro, mentre i riflettori si stringono su quel passaggio chiave che nessuno aveva previsto. Le reazioni sono immediate: silenzi tesi, sguardi che si incrociano, un clima che cambia di colpo. Non è solo una scelta tecnica, è un segnale che sposta equilibri e apre una frattura profonda nel dibattito pubblico. Nei corridoi si mormora di motivazioni, tempi, conseguenze. Fuori, l’opinione si divide. Dentro, resta una sensazione sospesa: qual è il vero punto che ha fatto cadere il sequestro? Le immagini rimbalzano, le parole pesano, e un dettaglio continua a tornare—lo stesso, insistente—come se fosse la chiave di tutto. È lì che si gioca la partita.
🔥 Preparatevi, perché la realtà supera sempre la fantasia, specialmente quando si parla di giustizia, politica e Mediterraneo. Oggi vi…
GRETA STRINGE L’ASSALTO, MELONI CAMBIA IL GIOCO: IL SECONDO CHE FA TACERE TUTTI. La pressione sale quando Greta incalza senza sosta, ritmo serrato, sguardi che cercano una crepa. Lo studio trattiene il fiato: sembra il momento perfetto per forzare una risposta, per spingere oltre il limite. Meloni resta ferma, ascolta, lascia che l’attacco si compia fino in fondo. Poi accade quel secondo. Una pausa calcolata, uno sguardo che cambia, e una replica che non segue lo schema previsto. Non alza la voce, non devia: sposta il fuoco. Le reazioni sono immediate—silenzio, mormorii, telecamere che stringono. L’inerzia si rovescia senza clamore, come se qualcuno avesse abbassato le luci. Non è uno scontro urlato, è una torsione improvvisa del racconto. E mentre le immagini iniziano a circolare, resta una sola domanda che rimbalza ovunque: cosa ha detto davvero in quel secondo che nessuno si aspettava?
🔥 Preparatevi perché quello che stiamo per raccontarvi ha i contorni di un vero e proprio terremoto politico e mediatico….
BONELLI ATTACCA, MELONI NON ARRETRA: IL MOMENTO CHE CONGELA LO STUDIO. L’affondo di Bonelli arriva secco, studiato per colpire davanti a tutti. Le parole rimbalzano nell’aria, il pubblico percepisce l’attimo in cui la tensione supera il limite. Meloni resta immobile, lo sguardo fisso, lascia che l’attacco si consumi fino in fondo. Poi cambia il ritmo. Non alza la voce, non cerca applausi: sceglie il tempo. Una replica misurata, costruita con precisione, che ribalta la scena senza bisogno di urlare. I presenti capiscono subito che qualcosa è scattato: silenzi improvvisi, sguardi abbassati, il clima che si capovolge. Bonelli prova a riprendere spazio, ma l’inerzia non è più dalla sua parte. Non è solo uno scambio duro: è una dimostrazione di controllo, un passaggio che trasforma l’attacco in un boomerang. E mentre le immagini iniziano a circolare, resta un’unica sensazione: quel momento segna un prima e un dopo.
🔥 Il traffico sembra scorrere più nervoso del solito a Roma, ma è all’interno dello studio principale – quello riservato…
LANDINI ATTACCA MELONI, FELTRI ESPLODE: IL DUELLO CHE INCENDIA LO STUDIO. Landini punta il dito, parole taglienti dirette contro Meloni, convinto di metterla in difficoltà. L’aria nello studio diventa elettrica, ogni respiro pesa. Meloni resta al centro, osserva, silenziosa, percependo ogni sfumatura, ogni pausa: è la vittima ma anche il fulcro del confronto. Feltri non sopporta l’attacco: esplode, voce alta, gesti nervosi, e contrattacca senza esitazione, puntando dritto contro Landini. Lo scontro diventa intenso, quasi fisico, ogni parola pesa come un colpo, ogni silenzio diventa segnale. Il pubblico trattiene il fiato, le telecamere catturano ogni sguardo, ogni tensione. Non è solo dibattito: è un duello di potere, in cui Meloni osserva e ogni mossa dei contendenti cambia l’inerzia dello studio. E proprio quando sembra che tutto si sia calmato, un documento, un gesto o una parola inaspettata appare sul tavolo, lasciando tutti sospesi, chiedendosi: chi deciderà il prossimo colpo?
🔥 Lo studio è silenzioso, ma nessuno è tranquillo. La tensione è così densa che si potrebbe quasi toccare. Le…
End of content
No more pages to load






