💣 IL CODICE ROSSO STELLANTIS: IL SEGRETO DEI 6 MILIARDI E IL TRADIMENTO DELLA SINISTRA. PERCHÉ SCHLEIN E LANDINI NON HANNO PARLATO?

Siete pronti a scoprire la verità sconvolgente che i media vi nascondono?

Un terremoto politico sta scuotendo le fondamenta del nostro paese, rivelando un intreccio di potere, denaro e presunto tradimento.

Preparatevi, perché ciò che state per sentire cambierà per sempre la vostra percezione di chi ci governa e di chi dovrebbe difendere i lavoratori.

Un’accusa pesantissima, un vero e proprio macigno, è stata lanciata in diretta televisiva, squarciando il velo di silenzio su una delle operazioni finanziarie più controverse degli ultimi anni.

Gianluigi Paragone, con la sua consueta veemenza, ha puntato il dito contro Elly Schlein e Maurizio Landini, accusandoli di complicità in quella che definisce una truffa colossale.

Non stiamo parlando di spiccioli, ma di una cifra astronomica: 6 miliardi di euro.

💸 Atto I: L’Assegno in Bianco e la Delocalizzazione Aggressiva.

Questa somma, erogata dallo Stato italiano, avrebbe dovuto salvare l’industria automobilistica nazionale e i suoi lavoratori.

Invece, secondo Paragone, si è trasformata in un gigantesco favore a Stellantis (l’erede di FCA), che ha poi delocalizzato e disinvestito, lasciando dietro di sé solo macerie e disoccupazione.

Il cuore della questione è un prestito da 6,3 miliardi di euro concesso nel 2020 dal governo Conte 2, in piena crisi pandemica. Fu presentato come un salvagente per l’industria e per i posti di lavoro.

Ma cosa è successo dopo?

Stellantis, il colosso nato dalla fusione tra FCA e Peugeot, ha incassato quei soldi pubblici. Ma invece di rafforzare la presenza in Italia, ha proseguito una strategia di delocalizzazione aggressiva.

La sede fiscale è volata in Olanda. Gli stabilimenti italiani hanno iniziato a chiudere o a ridurre drasticamente i turni.

Paragone denuncia l’assenza totale di vincoli seri.

Nessuno, né a sinistra né a destra, avrebbe imposto condizioni chiare.

Niente garanzie sui livelli occupazionali, nessun obbligo di mantenere la produzione in Italia.

Un vero e proprio assegno in bianco a spese dei contribuenti.

Il caso Stellantis è l’ennesima dimostrazione di un sistema perverso: lo Stato italiano continua a socializzare le perdite, accollandosi i rischi, mentre le grandi aziende privatizzano i profitti.

🤫 Atto II: Il Silenzio Assordante di Schlein e Landini.

Il dibattito televisivo è stato un vero e proprio ring. Paragone ha accusato apertamente il Partito Democratico e la CGIL di una complicità inaccettabile.

Mentre oggi Schlein e Landini si ergono a paladini dei lavoratori, la loro condotta al tempo del prestito Stellantis solleva interrogativi inquietanti.

Paragone ha ricordato come il PD fosse parte integrante del governo Conte II, lo stesso esecutivo che diede il via libera all’operazione da 6 miliardi.

La Domanda che Gela il Sangue: «Come è possibile che un partito che si definisce di sinistra abbia avallato un’operazione così svantaggiosa per il paese e per i lavoratori?»

Il silenzio di allora, secondo l’accusa, è assordante e incomprensibile.

E la CGIL? Il sindacato che oggi protesta con forza davanti ai cancelli, all’epoca si limitò a osservare, senza indire scioperi nazionali o mobilitazioni significative.

Una passività che, agli occhi di Paragone, suona come acquiescenza.

Le attuali proteste di Schlein e Landini sono state liquidate come un teatro dell’assurdo, una mera operazione di marketing politico per ripulirsi la faccia dopo anni di presunte connivenze.

🎥 Atto III: Il Blackout Mediatico e la Tragedia in Diretta.

La diretta sembrava sotto controllo, ma proprio nel momento cruciale, quando Paragone ha incalzato i suoi interlocutori chiedendo conto di ogni singolo euro di quei 6 miliardi, la tensione è esplosa.

Paragone si inclina leggermente in avanti, come se stesse per tradire un segreto che nessuno avrebbe dovuto ascoltare.

Paragone (Il Sussurro Rivelatore): «Ecco la loro truffa da 6 miliardi.»

Lo studio si pietrifica all’istante. Le luci tremano. Qualcuno in regia impreca sottovoce. Microfoni che fino a un secondo prima erano cristallini iniziano a gracchiare senza motivo. Un rumore bianco, artificiale, che copre le parole.

Schlein e Landini rimangono immobili, troppo immobili. Quei pochi secondi sospesi fanno più rumore delle parole di Paragone. È il tipo di silenzio che non nasce dal caso, ma da qualcosa che pesa, qualcosa che brucia.

Paragone prosegue, ma alcune frasi vengono inghiottite dal rumore, altre sembrano svanire come se qualcuno intervenisse dall’alto per censurare.

Poi l’accusa più grave, quella che svela il gioco di potere.

Paragone punta il dito contro i media, accusandoli apertamente di essere parte di questa rete di complicità. Un vero e proprio blackout sistematico avvolge la vicenda Stellantis.

«Com’è possibile che una truffa di queste proporzioni… non trovi spazio sui grandi giornali o nei programmi televisivi di approfondimento?»

Secondo lui, i media preferiscono evitare di disturbare chi detiene il vero potere economico. Non si indaga su chi ha firmato i contratti, su chi ha approvato i finanziamenti.

🛑 Atto IV: La Scelta Disperata e la Fuga.

La denuncia di Paragone è inarrestabile. La sua logica è schiacciante: se i media non svolgono il loro ruolo di cani da guardia del potere, chi darà voce a chi ha perso il lavoro?

E mentre lo schermo passa bruscamente alla pubblicità, interrompendo l’unica vera inchiesta in diretta, rimane un’unica, enorme domanda che si insinua ovunque:

Che cosa significano davvero quei 6 miliardi… e perché nessuno osa toccare quell’argomento?

La vicenda Stellantis si configura come un simbolo amaro: la rappresentazione plastica di un’ipocrisia sistemica. Lo Stato continua a finanziare le multinazionali senza alcuna garanzia.

La sinistra italiana, secondo Paragone, ha tradito i suoi ideali, abbandonando la sua base storica in nome di un presunto progressismo che si è rivelato un neoliberismo mascherato.

La battaglia per la trasparenza è appena iniziata. Non possiamo permettere che queste vicende vengano dimenticate. È ora di chiedere conto, di pretendere risposte e di lottare per la verità.

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