💥 Benvenuti su Scandalissimo! Preparatevi perché oggi parleremo di una combinazione più esplosiva di un barbecue acceso dentro un deposito di fuochi d’artificio: Fiorello e la Sinistra di Elly Schlein.
Sì, avete capito bene. Da una parte, il giullare più imprevedibile della TV italiana, l’uomo che può trasformare qualsiasi tragedia in un tormentone comico. Dall’altra, il Partito Democratico versione Schlein, quella squadra che cambia linea politica più spesso di quanto Fiorello cambi voce nelle sue imitazioni.
E quando questi due mondi si incrociano, beh, signori miei, succede il caos, un caos meraviglioso, un caos da Scandalissimo!

Perché mentre Elly Schlein predica apertura, tolleranza, inclusività, arcobaleni, dialogo, abbracci e siamo tutti fratelli, appena qualcuno osa aprire bocca senza ripetere il mantra del PD, subito si sente un “No!” più secco di un giudice di X Factor.
E quando quel qualcuno è Fiorello, allora sì che iniziano le scintille. Perché Fiorello non è un politico, non è un attivista, non è un intellettuale militante. Fiorello è Fiorello.
E quando si permette di dire qualcosa che alla Sinistra non piace, è come lanciare un petardo in una riunione di segreteria del PD. Tutti si alzano, tutti parlano, nessuno capisce niente, ma tutti si offendono.
Tenetevi forte, perché questa è la storia di come un semplice commento di uno showman è riuscito a far sudare la Schlein più di una conferenza stampa senza traduttore simultaneo.
Mettetevi comodi, inizia adesso la storia che la Schlein vorrebbe non far circolare. Benvenuti nel video che la Sinistra non vorrebbe far girare.
Signore e signori, amici di Scandalissimo, la storia che state per ascoltare è uno di quei rari momenti in cui lo showbiz italiano, di solito più prevedibile di una fiction del pomeriggio, si ribalta come un ombrellone a Ostia durante una maestralata.
Oggi parliamo di Fiorello. Sì, proprio lui, l’uomo capace di passare dall’imitazione del Papa a quella del vostro vicino di casa in un solo respiro. Ma soprattutto l’uomo che ha deciso di fare una cosa inaudita, folle, rischiosa, impensabile: ha detto quello che pensa.
Lo so. Roba da brividi. Nel mondo dello spettacolo, quasi un atto eversivo.
Nel grande teatro dello spettacolo italiano, dove attori, cantanti e starlette sembrano uscire dalla stessa fotocopiatrice politica, Fiorello ha fatto qualcosa che ha lasciato tutti, come dire, con la mascella leggermente scivolata verso il pavimento.
Perché, diciamolo, nel mondo dello showbiz tricolore, essere di Sinistra non è una scelta, è la password per entrare. Se non citi Fiorella Mannoia come fonte di ispirazione spirituale, rischi l’esilio professionale. E guai a dire che hai votato male: potresti finire nel girone degli indesiderati accanto a chi ha osato confessare simpatia per altri eretici.
Eppure, in mezzo a questo coro perfettamente omogeneo, ogni tanto qualcuno decide che no, non ha più voglia di cantare sempre la stessa canzone. Succede soprattutto a quelli che ormai i soldi li hanno, il lavoro se lo producono da soli e, diciamocelo, non gli frega più niente di compiacere nessuno.
Per capire la portata del gesto bisogna tornare all’ambientazione del nostro film: il dorato, brillantinoso, politicamente monocromatico mondo dello spettacolo italiano, dove tutti, e dico tutti, sembrano essere tagliati con lo stampino ideologico.
C’è un patto non scritto. Sei un artista? Bene, allora devi essere progressista. È la regola numero uno del libretto di istruzioni. Regola numero due: se non ti va bene, torna da dove sei venuto.

Negli ultimi decenni, questa tendenza si è trasformata in una sorta di filtro a colori ideologico. Se non ti schieri a sinistra è come se Instagram ti oscurasse la faccia. La scomunica arriva veloce, precisa, chirurgica: “Ah, allora sei di destra!” E Zac. Un’altra carriera messa in pausa.
Eppure, ogni tanto, succede un miracolo. Qualcuno tra gli artisti che ormai hanno tutto, che non dipendono da nessuno, decide di aprire bocca. Sono pochi, certo, ma ci sono.
Fiorello guarda questa situazione da lontano, con la saggezza di chi ha già fatto dieci vite e potrebbe ritirarsi domani su un’isola tropicale. Lui, il giullare di lusso della TV italiana, non ha più nulla da perdere. E quando uno non ha nulla da perdere, comincia a farsi molto interessante.
Ed ecco che spunta Fiorello. Lui, il più imprevedibile di tutti, l’ha combinata grossa.
Durante la sua trasmissione su Rai Radio 2, tra una battuta e l’altra, ha parlato dell’evento politico di Fratelli d’Italia a Roma. Fin qui tutto normale. Fiorello commenta, scherza, punzecchia. Ma poi arriva il colpo di scena degno di Scandalissimo.
Il detonatore della nostra storia ha un nome e un cognome: Francesco Facchinetti, il figlio dell’ex componente dei Pooh, trasformatosi in un imprenditore digitale, influencer cosmico e chi più ne ha più ne metta.
Il povero Facchinetti ha osato fare ciò che nel mondo dello spettacolo equivale a presentarsi al matrimonio del tuo ex con un bazooka: ha espresso simpatia per Giorgia Meloni. Stop. Morto, finito, lapidato sui social.
Ed è qui che entra in scena Fiorello. Ma non con la solita battutina. No. Stavolta lo showman sfodera la versione samurai siciliano.
Durante la sua trasmissione, tra una gag e una tirata ironica, si ferma. Rallenta. Fa una pausa. Guarda virtualmente il pubblico e sgancia la bomba.
“Io sto con Facchinetti e voi amici della Sinistra stavolta avete proprio sbagliato tutto.”
Boom! Silenzio in studio. Tutti che si guardano intorno con lo sguardo da: L’ha detto davvero o era un’imitazione del suo gemello invisibile?
Fiorello continua, incalza, ma con un tono che non è rabbia, ma una lucidità disarmante.
“Invece di cantare Bella Ciao davanti agli ingressi, dovevate applaudirlo, mostrare apertura, dimostrare di essere democratici. E invece no, via con gli insulti. Dai su, insultate anche me così pareggiamo!”
Una provocazione, sì, ma anche una rasoiata chirurgica che ha risuonato come il gong finale di un match di boxe.
Fiorello può permetterselo. Ha superato i 60, ha fatto la storia della TV, e l’unica cosa da cui dipende ormai è la sua caffeina mattutina.
Ma la storia non finisce qui, perché il caso Facchinetti è solo l’ultimo tassello di un mosaico più grande: quello della libertà d’espressione che c’è, ma solo se dici la cosa giusta.

Basti pensare alla vicenda Müller, l’azienda di cioccolatini boicottata perché un dirigente ha osato farsi fotografare con la persona sbagliata. Una foto, non un editto politico, non una crociata, solo una foto.
Nel frattempo, sui social, basta un post leggermente diverso per essere presi a insulti da gruppi di adolescenti convinti di stare salvando la Repubblica.
E allora nasce spontanea la domanda: Dov’è la democrazia di cui tutti parlano? Perché se un artista oggi ha paura di dire quello che pensa, se rischia la carriera per un’opinione, se viene bollato come impuro solo per non allinearsi, allora qualcosa non funziona.
Ed è per questo che il gesto di Fiorello è così importante. Lui non difende una parte politica, non sostiene un partito, non fa propaganda. Fiorello difende un principio: che un artista deve poter dire quello che vuole senza finire alla gogna.
Alla fine, la morale è semplice e amara. In Italia, se vuoi lavorare nel mondo dello spettacolo, devi schierarti nel lato corretto. E se osi anche solo guardare dall’altra parte, la salita diventa verticale.
Fiorello, con quarant’anni di carriera alle spalle, lo dice senza paura. E quando lo dice lui, lo sente tutta l’Italia, perché dietro le battute, dietro le imitazioni, il messaggio è uno: siamo in un Paese dove la libertà d’espressione formalmente esiste, ma la libertà dalle conseguenze sociali, beh, quella è un’altra storia.
In questo Paese puoi dire quello che vuoi, finché è quello che vogliono sentirsi dire.
Il punto cruciale è quello che è successo dopo la sua battuta. Il silenzio. Quella pausa di mezzo secondo che nessuno in studio ha saputo riempire. Le telecamere hanno indugiato un attimo di troppo, e i volti si sono irrigiditi, rivelando il panico per una situazione che non potevano più controllare con gli applausi di rito o le risate forzate.
Quel silenzio è diventato più potente di qualsiasi attacco frontale. Non è umiliazione urlata. È molto peggio: è aver lasciato l’altro senza via d’uscita, davanti a milioni di occhi.
Scandalissimo ringrazia Fiorello, uno dei pochi che può dire quello che pensa senza tremare, perché quando hai già fatto la storia, non hai più niente da perdere.
Voi cosa ne pensate? È coraggio o pura provocazione? E secondo voi, la Sinistra come reagirà adesso?
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MELONI CONTRO MACRON: NON È UN ATTACCO, È UNA CREPA CHE SI ALLARGA. Macron parla di Europa unita, di fiducia reciproca, di linee comuni. Meloni ascolta. Non interrompe, non reagisce subito. Poi emerge quel passaggio che cambia tutto. Un dettaglio tecnico, una scelta laterale, una mossa fatta mentre i riflettori erano puntati altrove. Da lì il quadro si ricompone in modo inquietante. Meloni prende la parola e non accusa: ricostruisce. Punto dopo punto, senza alzare il tono, mette in fila fatti che non coincidono con la narrazione ufficiale. L’atmosfera si irrigidisce, il silenzio pesa, le immagini iniziano a circolare. Non è uno scontro urlato, è qualcosa di più destabilizzante. Perché quando la contraddizione è esposta con calma, non serve gridare al tradimento. Basta mostrare cosa è stato fatto e quando. Da quel momento, ogni frase precedente di Macron viene riletta, ogni sorriso sembra forzato. La domanda non viene pronunciata. Ma resta lì, sospesa, impossibile da ignorare.
🔥 C’è un vertice a Parigi che non sta facendo rumore nei telegiornali, ma che potrebbe rappresentare una delle spaccature…
NON È IL CROLLO. È L’ISTANTE CHE NON SI PUÒ PIÙ NASCONDERE. Qualcosa si spezza davanti alle telecamere. Angelo Borelli perde completamente la lucidità, ma non è l’esplosione a inquietare davvero: è ciò che accade subito dopo. Un attimo sospeso, una reazione che non segue il copione, e Giorgia Meloni lascia tutti a bocca aperta senza alzare la voce. Nessun attacco diretto, nessuna replica furiosa. Solo quel gesto, misurato, glaciale, che cambia l’equilibrio della scena. Le immagini rimbalzano ovunque, ma l’attenzione si stringe su un unico punto: perché proprio adesso? Perché in quel modo? Il silenzio diventa più rumoroso delle urla, e l’impressione è che qualcuno abbia capito troppo tardi di aver superato una linea invisibile. Da quel momento, nulla sembra più casuale. Non è quello che si vede a scuotere il pubblico. È ciò che si intuisce stia per venire fuori.
🔥 Sei pronto a scoprire cosa succede quando i nervi si accendono in diretta e la politica si trasforma in…
NON È UN DIBATTITO. È UN DETTAGLIO CHE FA PAURA. Tutto ruota attorno a una sola cosa. Un frammento, una reazione, un istante che non doveva uscire così. Da lì il botta e risposta tra Corona e Schlein cambia tono, diventa teso, irrespirabile. Le parole sembrano normali, ma quel dettaglio le rende esplosive. I video girano, ma non è ciò che viene detto a inquietare: è ciò che resta sospeso. Un silenzio che dura un secondo di troppo, uno sguardo che non viene ritirato, una pausa che pesa come una confessione mancata. La rete si concentra tutta lì, come se avesse capito che il punto non è lo scontro, ma ciò che potrebbe scivolare fuori da quel varco. Più passa il tempo, più cresce la sensazione che qualcuno stia trattenendo qualcosa. E quando l’attenzione si stringe su un unico nodo, non serve alzare la voce. Basta lasciarlo lì, visibile, e aspettare che esploda.
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😱 Siete pronti a scoprire la verità che le élite europee hanno tentato disperatamente di tenere nascosta? Oggi vi portiamo…
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